ALTA VIA ATTREZZATA BEPI ZAC
Espatriamo dall’Agordino in senso stretto per raggiungere vicinissimo il Trentino, infatti Passo San Pellegrino, sebbene intimamente connesso a Falcade è già territorio extra regionale.
Poco importa: si raggiunge da Falcade in auto in pochi minuti ed è quindi un punto di riferimento irrinunciabile per la proposta turistica agordina!
D’estate uno dei percorsi più famosi della zona è proprio l’ALTA VIA BEPI ZAC, che , a discapito del nome, non ha poi molto a che fare con le altre “alte vie” delle Dolomiti.
E’ infatti un percorso di cresta che, con vari tratti attrezzati, dal Rifugio Passo Selle segue le Creste del Costabella verso Est. Si tratta di una via ferrata, semplice, ma non da sottovalutare, poiché i cavi, non sempre presenti, impongono passaggi leggermente esposti senza assicurazione.
Per tale ragione, quando noi guide alpine accompagniamo escursionisti alle prime esperienze, procediamo legati in cordata così da garantire la massima sicurezza possibile durante l’intero percorso.
Ma veniamo al percorso!
Consigliamo di utilizzare la seggiova “Costabella”, in funzione anche d’estate che permette di risparmiare una salita lungo le piste da sci; anche in discesa è comoda e, grazie alla “capotta” permette spesso di non bagnarsi sotto il tipico temporale estivo tardo pomeridiano.
Alla fine della seggiovia il sentiero per il Rifugio Passo Selle, punto d’inizio della ferrata, è evidentissimo e comunque ben segnalato.
In circa 45 minuti raggiungiamo la sella ed il rifugio stesso.
Lì è ideale bere qualcosina, indossare l’attrezzatura (casco con lampada frontale, imbracatura. kit da ferrata … raccomadiamo sia un kit omologato e non autocostruito!), prima di affrontare la ripida salita che porta all’inizio dell’Alta Via vera e propria.
In circa 20 minuti raggiungiamo i primi cavi che ci accompagnano sulla cresta.
E qui inizia il “viaggio” sempre sul filo, sospesi tra le verdi distese del passo S. Pellegrino e gli ombrosi dirupi della Valle di S. Nicolò.
Da qui in avanti le testimonianze della Grande Guerra, austro-ungariche prima, italiane poi, si susseguono con una frequenza tale da indurre anche il più distratto a riflettere sull’atrocità del folle conflitto.
Indimenticabile ogni passo ed ogni elemento capace di suscitare emozioni davvero contrastanti: stupore per le doti di resistenza dei soldati e sdegno per il sacrificio richiesto.
Esiste, in caso di necessità, la possibilità di rientrare alla seggiovia a circa metà percorso, immediatamente dopo la cima Campagnaccia, grazie ad una breve ferrata che raccorda la cresta ai prati sottostanti.
Lungo il percorso non vi sono punti di appoggio ed essendo un percorso di cresta è assolutamente sconsigliato in caso di temporali, vi invitiamo quindi a programmarlo in una giornata con meteo e previsioni perfette.
La ferrata vera e propria termina dopo le scalette dell’osservatorio italiano, presso il Castello di Costabella. Ci sono però ancora dei cavi oltre le scale in legno ed una serie di passaggi non banali e non protetti dal cavo che richiedono massima attenzione.
Un ultimo tuffo su un ghiaione bello e pendente richiede un po’ di domestichezza con questo ambiente tipicamente dolomitico.
Ancora un po’ di sentiero e raggiungiamo un bivio ottimamente tabellato dove, svoltando a destra e tagliando i pendii basali delle creste appena percorse, si rientra alla seggiovia tra splendide fioriture.
Tempo complessivo: prendete la prima seggiovia, camminate senza fretta, ma neppure perdendo troppo tempo e riscirete a tornare all’impianto prima della chiusura.
6/7 ore sono un tempo indicativo.
Difficoltà: giornata nel complesso impegnativa per dislivello e sviluppo, mai tecnicamente troppo difficile, anche se alcuni passi assolutamente non banali e sprovvisti di cavo non sono consigliati a neofiti che vogliano muoversi autonomamente.
Come guide alpine accompagnamo famiglie anche alla prima esperienza in ferrata, ma abituate a camminare in montagna per un’intera giornata.
CHI ERA BEPI ZAC?
Bepi Zac fu un uomo amato e conosciuto in tutta la Val di Fassa e fin da piccolo mostrò grande passione per la montagna. Era solito recarsi da Soraga al Passo San Pellegrino per tagliare il fieno, ed è qui che si innamorò della Località Lago delle Pozze, dove iniziò, con non pochi sacrifici, a costruire un rifugio chiamato “Miralago”.
Erano gli anni ’60 quando Bepi iniziò ad accogliere i primi turisti; il Rifugio non aveva né luce, né acqua corrente … si possono solo immaginare le fatiche che doveva costare la conduzione di un luogo simile.
Alla sua dote di rifugista, Bepi accompagnava quelle di guida alpina e membro del soccorso, contesti nei quali era assolutamente apprezzato.
Altra sua indomabile passione era la storia della Grande Guerra in questi luoghi: si dedicò così alla realizzazione di un altro piccolo Rifugio al Passo delle Selle, un vero e proprio bivacco ed alla risistemazione di quel sentiero di guerra che porta oggi il suo nome: Via Ferrata Bepi Zac.